Il principale porto di Firenze nel secolo XVIII era il Porto del Pignone, così detto per le grosse bitte o pigne che servivano per l'ormeggio delle barche e che dette il nome a quel rione di Firenze, nei pressi del Torrino di S. Rosa.
Questo porto è probabile esistesse fin dall'epoca romana ma i lavori di sistemazione degli argini e la costruzione dei ponti ne hanno disperso i resti.
Il porto, con l'abolizione dei dazi sul grano del 1766, incrementò molto la sua attività e questo comportò un intenso traffico di navicelli provenienti da Livorno per il trasporto delle merci (la durata del viaggio dipendeva da diversi fattori quali le condizioni del fiume, del vento, il peso del carico, la composizione dell'equipaggio ma si stima in una settimana-dieci giorni).
Di conseguenza nei pressi si sviluppò maggiormente il Borgo dei Navicellai dove, appunto, risiedevano i navicellai impegnati nel trasporto fluviale, ma anche barrocciai, e poi renaioli e pescaori.
Il Borgo dei Navicellai di impianto settecentesco era parte del Borgo di Verzaia (fuori Porta S. Frediano) e costituito da tre file di case parallele alla via Pisana e all'Arno, con edifici poco sviluppati in profondità ma molto in larghezza, con ampi fondi al piano terreno per il ricovero di barche e barrocci a cui si accedeva da grandi portoni.
Costituiva zona di interscambio per le merci che arrivavano con i navicelli sul fiume che, una volta sbarcate venivano prese in consegna dai barrocciai per il trasporto in città.