Al centro della Valdisieve, Rufina è un comune politicamente giovane che nacque nel 1915 in seguito ad una scissione ‘forzosa’ dal comune di Pelago.
Il paese è dominato da una collinetta su cui si trova una villa, Poggio Reale, di impianto cinquecentesco. Si tratta una villa fatta costruire dalla nobile famiglia Mormorai poi passata di proprietà ai Berardi, ai Nelli – così è chiamata nella “pianta” delle pagine seguenti –, ai Liccioli, ai Valsè Pantellini (famiglia romana ricordata fi no a qualche anno fa dai più anziani anche perché una loro fi glia era amata in paese e ritenuta, come si dice, in odore di santità). Gli ultimi proprietari sono stati gli Spalletti che hanno poi venduto l’immobile e gli annessi al Comune di Rufina. La villa ebbe come ospite illustre, al tempo di Costantino Liccioli (nonno di Paolina ed Enrichetta), Leopoldo II di Lorena ‘dei toscani men signore che padre’, come annuncia la lapide marmorea sulla porta d’ingresso. Attualmente la Villa di Poggio Reale è di proprietà del comune di Rufina ed è sede di eventi di vario tipo.
Il fondo valle non era abitato quando venne costruita la villa di Poggio Reale e lo restò fino alla fine del ‘600 anche se durante questo secolo i monaci vallombrosani bonificarono la zona che era paludosa regimentando il torrente Rufina con una muraglia gigantesca che gli impediva di diramarsi in rivoli paludosi per tutti i piani di Rufina, oggi densamente abitati e nuovo centro effettivo del paese.
Consultando lo stato d’anime della neonata parrocchia di San Martino a Rufina (consacrata dal Vescovo Brandaglia il 30 giugno 1819 e il cui primo parroco fu don Benedetto Casini) quello del 1821, si capisce che gli abitanti del Piano della Rufina – così viene detto il luogo – erano pochissimi, costituiti da 15 gruppi familiari che vivevano in poche case situate lungo la carrabile Regia di Romagna dato che oramai il piano era asciutto e non più paludoso da circa 150 anni. Gli abitanti erano tutti residenti in collina.(da San Martino a Rufina: una chiesa giovane con radici antiche di Tiziana Baglioni - Corrispondenza n.62)