Lorenzo per le sue attività mercantili riceveva e inviava molte lettere specialmente a Livorno, Genova, Marsiglia, Londra, Amsterdam. Ne è prova il nostro Copialettere, l'ultimo, che copre un periodo di sedici anni, dal 1792 al 1808, composto di circa 800 pagine per oltre 1600-1800 lettere.
Spostarsi sul territorio, ancora ai tempi di Lorenzo, non era nè agevole nè sicuro, è risaputo, e ce lo fa sapere direttamente anche Lorenzo che, di ritorno da Livorno, in una lettera del 26.05.1803 al mercante livornese Andrea delle Piane (che lo aveva ospitato) tra le altre dice:"… grazie al Signore sono rimpatriato sano e salvo.".
Ma quale poteva essere il costo per un viaggio in diligenza a Livorno?
Il viaggio per Venezia (cfr F. SCARSO, Una gestione attiva: il servizio postale del Granducato di Toscana (1681-1740), in Storia Economica, anno I fasc.II, ESI 1998) per una persona era di sette scudi, se si viaggiava in "sedia" e dieci scudi se in "lettiga". Questi prezzi erano considerati franchi di ogni spesa; erano però previsti aumenti di costo in caso di "tempi strani che in detto viaggio causassero spesa ai Procaccia". Il costo del viaggio per Bologna (che in condizioni climatiche ottimali durava 14-15 ore) era la metà di quello per Venezia (3 1\2). Nella stessa tariffa erano compresi i prezzi per il viaggio a Roma. Il costo del viaggio per Siena era la metà di quello per Roma (meno di 2 scudi) simile, presumibilmente, a quello per Livorno.
SISTEMA VIARIO
Negli ultimi anni del governo dei Medici si era gravemente trascurata la viabilità interna del Granducato, lasciando le strade in uno stato di semiabbandono in mancanza di regolamenti e manutenzione, anche se la loro condizione era giudicata sufficientemente buona dai viaggiatori dell'epoca soprattutto se confrontata, per esempio, con quella del vicino Stato della Chiesa (all'epoca comprendente anche la Romagna e parte dell'Emilia).
Con l'arrivo dei Lorena si avvertì l'esigenza di potenziare e risanare la rete viaria non solo per usi militari ma anche e soprattutto per favorire lo sviluppo del commercio dei prodotti agricoli e delle derrate (cfr. L.Rombai, Strade e comunicazioni nella Toscana lorenese). Grande impegno fu dedicato al miglioramento delle strade, molte delle quali vennero rese transitabili dalle carrozze, mentre, all'inizio del XVIII secolo, molti tratti, specialmente quelli delle strade montane, erano percorribili soltanto a dorso di mulo.(cfr F. SCARSO, Una gestione attiva: il servizio postale del Granducato di Toscana (1681-1740), in Storia Economica, anno I fasc.II, ESI 1998)
Venne così potenziato un sistema di vie carrozzabili che soprattutto dalla Dominante (Firenze) si irraggiavano nel territorio toscano verso le principali località del Granducato ed estere, per facilitare il transito di persone e merci. Tra le princiapli strade maestre dette Regie Maestre Postali vi erano:
• la via Bolognese
• la via Romana
• la via Aretina
• la via Pisana che iniziava a Porta San Frediano per arrivare lungo il Valdarno inferiore alla Porta Fiorentina di Pisa, da dove si diramava a Nord verso Pietrasanta e a Sud da Porta a Mare verso Porta a Pisa di Livorno.
Aveva molte fermate di posta: Lastra a Signa, Montelupo, Cortenuova, Scala, S. Romano, Castel del Bosco, Pontedera, Cascina, Riglione, Pisa, S. Piero a Grado, Livorno.
SISTEMA POSTALE
Sin dal 1607 in Toscana la gestione delle Poste, per la distribuzione di corrispondenza e merci di peso e ingombro limitato, pur affidato a privati fu soggetto al controllo dello Stato. Il "viaggiar per posta" sulle strade toscane fu organizzato istituendo servizi funzionali tra città e città con partenze spesso anche due o tre volte la settimana con carrozze a quattro ruote per sei o più viaggiatori oltre naturalmente per il trasporto dei sacchi di lettere. Le vetture, fino ad epoca relativamente recente, non avevano vetri ma cortine di cuoio per proteggersi da intemperie, polvere, rami di alberi o sassi che schizzavano dalle zampe dei cavalli. Spesso il viaggio non aveva sosta neppure la notte e si doveva convivere ammassati con gli altri passeggeri in spazi veramente angusti. (Michelangelo Abatantuono, L’evoluzione viaria e dei servizi postali sulla strada di Toscana).
FRA SETTE E OTTOCENTO
Ma una vera legge organica postale fu emanata il 14.03.1746 (1747) e successivamente nel 1762. Nel 1783 la gestione delle poste fu affidata al Dipartimento Generale delle Poste.
Attraverso l'ufficio di Firenze transitava tutta la corrispondenza della Toscana sia diretta all'interno del Granducato che all'estero.
Tutta la posta del Granducato transitava per questo dipartimento, specialmente quella estera, prima di essere distribuita all'interno attraverso i dipartimenti postali di Livorno, Pisa e Siena. I corrieri stranieri che attraversavano la Toscana per raggiungere la loro destinazione avevano l'obbligo di fermarsi a Firenze per consegnare le lettere e i plichi indirizzati nel Granducato e ritirare quelle dirette all'estero. (cfr F. Scarso cit.)
Soltanto nella seconda metà del Settecento si ebbe una netta divisione fra le sezioni Posta dei Cavalli e Posta delle Lettere, data l'accentuata specializzazione dei compiti che svolgevano.
Il compito della Posta dei Cavalli era quello di gestire la rete delle stazioni di posta dislocate lungo le principali arterie stradali del Granducato. Il suo obiettivo era di garantire che il trasporto delle merci e dei passeggeri si svolgesse nella maniera più rapida e sicura possibile, assicurando nel contempo un controllo da parte delle autorità sulla circolazione delle merci ritenute importanti per l'economia e limitando il contrabbando delle merci soggette a dazio. Il settore della Posta delle Lettere si interessava alla raccolta, spedizione e distribuzione delle missive dirette sia all'interno che all'esterno del Granducato.
Lungo le principali arterie di transito, le cosidette "strade postali", direttamente controllate dall'apparato statale, furono istituite, a distanze regolari, stazioni di posta gestite da postieri e adibite al cambio dei cavalli, al ristoro e al pernottamento.
La gestione delle stazioni di posta era regolata da una serie di norme che avevano lo scopo di garantire l'utilizzazione della struttura postale soltanto a quei corrieri e postiglioni muniti delle autorizzazioni rilasciate dal Generale delle poste. Si trattava perlopiù di strutture piuttosto spartane e il soggiorno non doveva rappresentare il massimo della comodità.